Categoria: Barocco e Neoclassicismo
Caravaggio – David con la testa di Golia
Caravaggio – canestra di frutta
Caravaggio – vocazione di San Matteo
Caravaggio un artista irrequieto – città segrete
vita di Caravaggio (dal film-tv Caravaggio)
Caravaggio – vita e opere in dieci punti
Annibale Carracci – Il mangiafagioli
i Carracci
I Carracci
I Carracci erano tre parenti bolognesi, Annibale e Agostino erano fratelli, mentre Ludovico era loro cugino, provenivano da una famiglia della piccola borghesia locale e si dedicarono alla pittura formandosi nell’ambiente cittadino che negli anni della loro giovinezza era dominato dagli artisti della tradizione del tardo-manierista.
L’importanza della loro attività artistica e teorica, riconosciuta ai tre pittori, sottolineata dagli studi dei critici e degli storici dell’arte, sta nell’aver contribuito in maniera determinante all’uscita dalla crisi del Manierismo, alla formazione della cultura figurativa Barocca, a nuove soluzioni pittoriche basate sul recupero della tradizione classica e rinascimentale ma rinnovata seguendo la pratica e i precetti dello studio del vero e del disegno.
La crisi della cultura del Cattolicesimo si evidenziò dopo la Riforma protestante (nel 1517 Martin Lutero espose le sue 95 tesi a Wittenberg), e il successivo “sacco di Roma” ad opera delle truppe di Carlo V nel 1527, fatti che resero la capitale papale più insicura e instabile, meno appetibile per gli artisti dell’epoca, Roma alla fine del XVI secolo era meno incline a produrre una nuova corrente artistica.
L’arte manierista che riproduceva stancamente lo stile dei grandi del Rinascimento, accentuandone le complicazioni formali e il virtuosismo, non obbediva più all’esigenza di chiarezza e devozionalità.
Bologna era al centro di un territorio in cui l’opera degli artisti aveva per tradizione un accentuato carattere devozionale e pietistico, e inoltre si trovava a contatto ravvicinato con l’arte padana e veneta, su queste basi culturali ed estetiche i Carracci svolsero il loro compito di teorici del rinnovamento artistico, accentuando l’umanità dei personaggi e la chiarezza delle scene sacre.
L’eclettismo della loro arte, il rispetto della tradizione, un linguaggio adatto ai luoghi pubblici frequentati dalle classi popolari soddisfaceva le esigenze della Chiesa della Controriforma che necessitava di un nuovo modo di esprimere il suo primato sulle altre confessioni e confermava che l’arte poteva e doveva essere veicolo verso la fede.
I Carracci si inserirono perfettamente nel momento politico e artistico dell’epoca,capirono il bisogno di una tensione artistica che potesse rispecchiare le nuove esigenze e che fosse libera dagli artifici e dalla complessità del Manierismo.
Nel 1582 istituirono una scuola che aveva il preciso compito di formare culturalmente e pittoricamente nuovi artisti, chiamandola prima Accademia dei Desiderosi e successivamente di Accademia degli Incamminati (1590).
Il più anziano, Ludovico si assunse il ruolo di teorico e impose l’indirizzo verso lo studio del vero (prima disegnato e poi ripulito dai difetti)l’approccio diretto al soggetto raffigurato era il primo passo della rappresentazione al fine di renderla più naturale.
Altro principio della dottrina carraccesca era l’aspetto devozionale, il rispetto dell’ortodossia delle storie rappresentate. Nel far questo i Carracci seguirono le istruzioni contenute nell’opera dei teorici del tempo come il cardinale Gabriele Paleotti autore nel 1582 del Discorso sulle immagini sacre e profane che auspicava il controllo da parte delle autorità ecclesiastiche dei contenuti delle scene sacre (i santi e i loro attributi dovevano essere facilmente riconoscibili e rispettosi della tradizione inoltre le storie dovevano dimostrare fedeltà ai testi sacri), mentre agli artisti rimaneva la “libertà” di scegliere lo stile più adeguato. Le storie e i personaggi resi verosimili dall’imitazione della natura dovevano poi essere nobilitati dall’esercizio dell’arte e raffinati sull’esempio dei grandi maestri del passato, su tutti Raffaello Sanzio e Michelangelo ma anche Tiziano, Veronese, Tintoretto, Correggio e Parmigianino.
Seguendo questi dettami l’arte avrebbe svolto un preciso compito di educazione e di elevazione spirituale, pur negando l’umanizzazione divina, la scena sacra si faceva più vicina alla dimensione umana.
L’intento dei Carracci era quello di formare i nuovi talenti dell’arte con un’educazione che fosse valida sia dal punto di vista pratico che culturale, un concetto moderno di scuola. L’accademia era organizzata in parte come una bottega del Quattrocento dove si faceva molta pratica, si apprendeva la tecnica e la manualità pittorica, si abituava l’allievo ad acquisire una personale visione della realtà tramite il disegno dal vero, questo approccio eliminava le complessità teoriche dell’arte manierista, ma contemporaneamente gli artisti venivano avvicinati alla cultura umanistica (lettere, scienze, filosofia) per dotarli di una base culturale insieme alla professionalità artistica.